I conflitti fanno parte della vita dell'essere umano, si può dire che sia del tutto normale trovarsi ad affrontare piccoli conflitti quotidiani. Essi ci aiutano a superare i nostri limiti e a crescere.
Diversi sono invece i grandi conflitti, quelli che hanno luogo tra i popoli e i gruppi etnici: al loro interno opera una volontà di distruzione. Responsabili di tale dinamica distruttiva sarebbero, secondo l'autore, due fattori: la convinzione e' spesso collegata a un'ideologia - e la coscienza di entrambe le parti. Quando un gruppo e' convinto di agire secondo coscienza, si rifa' al modello nero/bianco, che porta a identificare l'altro nel male e, in casi estremi, a negargli qualsiasi caratteristica umana.
Bert Hellinger presenta in questo volume una panoramica della sua visione del mondo, concentrandosi sui meccanismi psicologici che sono alla base dei grandi conflitti, delle guerre tra i popoli e le religioni.
L'applicazione di queste idee porta secondo Hellinger inevitabilmente anche in una dimensione politica. Hellinger sottolinea che i due avversari in conflitto sono comunque (ed entrambi) esseri umani, e pertanto preda di irretimenti come tutti gli altri. Riuscire a vedere la natura umana presente anche nell'assassino (fino a seguire l'insegnamento religioso "ama il tuo nemico") e' per Hellinger non solo un dovere etico, ma anche pragmatico: l'unica via possibile verso la guarigione. [1]
[1] Bert Hellinger, Il grande conflitto. Edizioni Feltrinelli